Lp-lettere per la prevenzione - Newsletter telematico sui temi della prevenzione - Settembre Novembre 1997 - Vol.5 -

Sommario

spillo Dopo un percorso di tre anni dalla approvazione del Dlgs 626.94, a che punto siamo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ?

Come si muovono (si muovono ?) dove vanno (se si muovono) le Istituzioni ?


... a che punto siamo...?

[ editoriale]
Sentiamo, come molti dei soggetti in campo, l'esigenza di fare il punto, dopo 3 anni dalla approvazione del dlgs 626.94, sui primi risultati e anche sulle difficoltà che il processo di innovazione ha incontrato nella costruzione di un nuovo sistema di prevenzione partecipata per la gestione della sicurezza a livello aziendale.

E' innegabile che un primo risultato è stato ottenuto: in diverse realtà aziendali ove esiste una cultura organizzativa e d'impresa e una presenza sindacale significativa si sono realizzati già diversi miglioramenti. Il primo risultato di base, forse il più importante è che si è dimostrato che il modello di gestione partecipata della prevenzione è fattibile. In questo modo sono state smentite le Cassandre , per lo più di emanazione associativa che avevano sentenziato la impraticabilità di questo approccio europeo che ha la caratteristica di responsabilizzare e di rendere attivi gli imprenditori, i lavoratori e le stesse Associazioni di rappresentanza (tramite i Comitati Paritetici).

L'effetto alone prodotto dal dlgs 626.94 è stato rilevante: ha mosso nella società produttiva e nel terziario diverse centinaia di migliaia di persone, rilevanti risorse e ha prodotto una prima alfabetizzazione tramite i corsi di formazione cui hanno partecipato (o hanno subìto) lavoratori, quadri aziendali, tecnici, piccoli imprenditori. Non entriamo nel merito della qualità di iniziative, perchè sarebbe difficile definire uno standard accettabile e applicabile alle diverse situazioni aziendali, di settore e di comparto.

Possiamo invece affermare che nel corso di questi primi tre anni, sia pure all'interno di un percorso contradditorio, in un numero considerevole di attori sociali si è affermata comunque la convinzione che occorre adeguarsi a questa metodologia, che fare finta di applicarla significa buttare risorse senza alcun risultato.

Questo patrimonio di esperienze positive e/o negative di adattamento della metodologia europea alla situazione italiana va ricostruito e indagato al fine di fare il punto sulla situazione.

La costruzione del nuovo sistema di gestione della sicurezza rimane tutt'ora incompiuto e parziale. Molte sono le realtà dove si deve ancora iniziare. In altre si sono adempiuti alcuni obblighi formali senza prendere iniziative positive di trasformazione. Usando la metafora di un decollo, il sistema ha appena staccato da terra, ma non pare esserci la spinta propulsiva per raggiungere la quota di sicurezza.

Le difficoltà del sistema ad adattarsi ad una pratica di prevenzione partecipata

Infatti vi sono difficoltà nelle varie componenti del sistema:
  • la confusione a livello nazionale (ci riferiamo alla vaghezza e alla stravaganza delle idee e delle iniziative della SottoSegretaria Gasparrini , e del Ministro del Lavoro) rispetto alla definizione dei ruoli e dei compiti degli Enti che dovranno svolgere un ruolo di indirizzo e di coordinamento di questa materia. In sostanza occorre scegliere quale Ente cui porre in capo il coordinamento ai fini di avere indirizzi omogenei per le Regioni e per i Servizi di prevenzione delle Ausl. Ci risulta che vi sia una propensione per resuscitare un ruolo nel campo della prevenzione all'Inail.

    Poichè l'Inail non è la CNAM francese che dispone di un sistema decentrato di vigilanza assicurativa abbastanza efficace e un Istituto tecnico scientifico nazionale prestigioso come INRS, non riusciamo per davvero ad immaginare cosa potrebbe dare in questo campo.

    Nella migliore delle ipotesi avremmo una riedizione dell'ENPI. ( I lettori più giovani non hanno avuto modo di confrontarsi con questo Istituto e con l'Ispettorato del Lavoro che svolgeva funzioni di vigilanza, e, garantiamo che possono ritenersi fortunati !!)

    Il rischio Jurassic Park

    L'Inail come l'Ispettorato del Lavoro stanno riemergendo con la rivendicazione di un ruolo attivo in materia di salute e sicurezza, aiutati in ciò dagli art.23 e 27 del dlgs 626.94.

    Una certa logica burocratica che alimenta lotte feroci per rivendicare competenze senza neppure avere le risorse ed un progetto serio per assolvere le funzioni è rimasta nel codice genetico di queste antiche burocrazie della Prima Repubblica che dirigono quest Enti, inossidabili e avide di poteri formali.

    L'Ispettorato del Lavoro, con pochi ispettori, da anni fuori dalla cultura della prevenzione in molte regioni industriali d'Italia, non in grado per gravi carenze di organico di assolvere anche ai compiti di base d'ufficio (i controlli amministrativi contro le evasioni assicurative e il lavoro nero) vorrebbe ora allargare il suo campo d'azione e qualcosa ha già ottenuto nella vigilanza dei cantieri. L'Inail, un Istituto vetusto, un dinosauro che non è neppure in grado di svolgere le funzioni di vigilanza preventiva attuariale (ed una politica delle tariffe assicurative modulata in base ai rischi specifici di azienda) , nelle aziende assicurate, come invece fanno le Cram e la Cnam in Francia, si candida ad un improbabile compito di informazione e formazione.....

    Come si vede il percorso istituzionale è a rischio di regressione a modelli primitivi di funzionamento, anche in ragione del fatto che la allocazione nella Sanità di questa tematica non è più sostenuta come nel passato da una chiara volonta di dotarsi , da parte delle Regioni e delle Aziende USL di Dipartimenti di prevenzione con servizi di prevenzione effettivamente funzionanti.

    Eppure il patrimonio di esperienze di Regioni come Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, sia pure in forme differenti, in questo ambito è stato straordinario: non c'è nulla da inventare, c'è solo da innnovare e riordinare ciò che esiste già.

    Le traversie finanziarie della Sanità non sono una giustificazione sufficiente per lasciare al degrado Servizi ed Operatori dei Servizi territoriali, un patrimonio di conoscenze e professionalità di valore. In questo ambito va chiarito il ruolo del Coordinamento delle Regioni, alla luce anche del decentramento amministrativo ( L. Bassanini). In sostanza occorre che vi sia un assestamento normativo. Su questi aspetti il Governo dovrà decidere come rispondere, diversamente continueranno a ripetersi gli episodi di disconferma della UE rispetto all'operato del/dei Ministeri.

    Non dimentichiamo che solo qualche settimana fa, dopo la sanzione per i VDU di inizio anno, di nuovo l'Italia è stata condannata dalla UE per non avere ottemperato procedure riguardanti la riedizione della norma sulla cessazione dell'uso dell'amianto

    Pertanto occorre che sia giocato un ruolo a tutto campo da parte delle Confederazioni nazionali perchè sia ridisegnato l'assetto delle istituzioni e degli Enti preposti a emanare linee di indirizzo, a svolgere un ruolo di interfaccia intelligente con le Commissioni che in sede UE discutono delle normative tecniche specifiche. In breve occorre che si esca dalla logica della emergenza e della occasionalità con le quali si sta all'interno degli Organismi UE.

    Riconquistare spazi e conoscenze da parte del Sindacato

  • Il secondo aspetto riguarda il superamento delle difficoltà riguardanti la redifinizione da parte delle Categorie sindacali di una strategia di riappropriazione e di reinsediamento tra i lavoratori di questi temi. Infatti è da tempo che occorre sviluppare una ricerca approfondita sulle concrete condizioni di lavoro, occorre ricostruire una conoscenza accurata dei problemi oggettivi che vivono i lavoratori nei nuovi contesti organizzati sul paradigma prevalente della flessibilità .

    La ricerca su questi aspetti, eccetto qualche rara eccezione di matrice accademica, è insufficiente e non offre gli elementi di conoscenza necessari per programmare le attività di prevenzione in forma mirata e intelligente. Sono i nuovi lavori e i "nuovi lavoratori" flessibili il punto di riferimento per sviluppare nuove strategie sindacali di sensibilizzazione su questi problemi,a cominciare dal recupero di conoscenza dei punti di vista soggettivi con i quali questa nuova generazione affronta il lavoro, percepisce il problema del rischio lavorativo, formula una propria rappresentazione del lavoro e una propria strategia di sviluppo professionale.

    La flessibilizzazione dei lavori e il rapido passaggio da una esperienza lavorativa ad un'altra moltiplica , verosimilmente, le esposizioni a rischio nel ripetersi delle di fasi di ingresso ad un nuovo lavoro, in un nuovo contesto lavorativo e interrompe quel processo di accumulazione cognitiva che era propria dei lavoratori della generazione precedente e, nei fatti, rende vulnerabili i giovani che non hanno il tempo per consolidare una "accumulazione" di conoscenze specifiche per l'autotutela.

    Questa asserzione non è una verità, ma può essere benissimo un oggetto da sottoporre alla verifica di una ricerca. Le stesse rappresentazioni di salute e malattia sono verosimilmente mutate e hanno assunto nuovi significati nel modo di sentire diffuso.

    E' necessario verificare con la ricerca se l 'emergere di una concezione strumentale dell'uso del corpo, di un atteggiamento fatalistico rispetto ai rischi e alla salute sia un fenomeno non circoscritto. In questo senso va dato atto ai giovani della Associazione GIOC (Giovani Operai Cristiani) di avere "centrato" con la loro ricerca una parte del problema, quella riguardante i giovani

    Nella ricerca essi hanno associato la sfida al rischio, come tratto caratteristico dei comportamenti giovanili, sia nel lavoro come nel tempo libero (gli incidenti del sabato sera) come un punto sul quale sviluppare una iniziativa di ricerca azione,sensibilizzazione e di intervento.

Per "ripensare" una strategia di prevenzione partecipata e mirata ai problemi della sicurezza nel lavoro in una società complessa come la nostra occorre avere un approccio non specialistico, limitato alla specificità del luogo di lavoro o solo un orientamento tecnicistico o clinico...

Questa tendenza alla enfatizzazione dell' approccio tecnico-meccanicistico depriva la platea dei soggetti che operano nel campo della prevenzione delle conoscenze dei mutamenti sociali e antropologici che sono avvenuti o stanno avvenendo nei contesti lavorativi.

Conosciamo assai poco le relazioni che intercorrono tra lavoratori giovani e i lavoratori anziani, tra i giovani stessi e , sovrattutto, non conosciamo il vissuto rispetto al lavoro e al corredo di regole che il contesto lavorativo produce.

I dilettanti della formazione e della comunicazione imperversano e...conciliano il sonno

Per questi motivi la capacità di incidere della cosìdetta formazione - informazione per la sicurezza è molto bassa....anche perchè, in molti casi, viene fatta da dilettanti della comunicazione-informazione, magari bravissimi sul piano tecnico disciplinare, ma del tutto incapaci di informare e comunicare, abilissimi nel parlare due ore ad una aula che ronfa, senza rendersene conto...

. Per questi motivi possiamo dire che la macchina complessa che nasce dopo il dlgs 626.94 composta in gran parte da tecnici aziendali, consulenti più o meno capaci ma a forte impronta tecnica, da una prevalenza del ruolo aziendale nella gestione della sicurezza ,sbilanciata nelle conoscenze e negli stereotipi disciplinari settoriali da cui è formata, ha via via portato alla marginalizzazione della partecipazione dei lavoratori, ritenuta superflua e ingombrante, così come del ruolo dei RLS.

Una macchina costruita per produrre certezze....

Una macchina costruita più per produrre certezze e rassicurazioni sia verso l'impresa e i lavoratori e le istituzioni che per elaborare e formulare domande cui tentare di dare risposte e soluzioni può divenire un elemento di ostacolo ad affrontare i problemi sommersi e/o informali della salute e della sicurezza che sono strettamente collegati con la organizzazione del lavoro.

Poichè si vuole, in molti casi, che le tematiche della salute e della sicurezza non intacchino la organizzazione del lavoro o ne mettano in discussione alcuni tratti che hanno fortissima valenza economica, la sovrastruttura dedicata alla sicurezza diviene un accessorio da presentare come immagine ma da neutralizzare quando fuoriesce dal limbo cui è confinata.

Per queste ragioni spesso la consulenza interna o esterna più che lavorare per l'obiettivo lavora per una immagine dell'obiettivo.

La visione riduttiva degli obiettivi del miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro si traduce in pratica nel "silenziamento" della soggettività dei lavoratori per quanto attiene la percezione dei rischi e della capacità di autotutela.

Questi sono i limiti veri della applicazione del dlags 626.94 dovuti ad una scarsa metabolizzazione della innovazione organizzativa che questo approccio definisce.

L'iniziativa di monitoraggio delle Regioni riuscirà a raccogliere ciò che sta avvenendo nei luoghi di lavoro ?

La Regione Emilia Romagna e poi , in seguito, il Coordinamento delle Regioni, hanno prediposto un Programma di monitoraggio composto da 15 schede che gli operatori del Spsal compileranno per costruire un quadro campionato della situazione di cambiamento che il dlgs 626.94 hanno prodotto nel sistema delle imprese.

Noi diamo un giudizio positivo, con alcune riserve su questa iniziativa che comunque, in assenza di altre idee, rappresenta uno stimolo per l'intera platea dei soggetti che hanno responsabilità in materia.

I punti deboli di questa iniziativa riguardano l'approccio formale con il quale si fa il monitoraggio, che si limita ad una scansione rivolta più a verificare l'applicazione formale della norma che la sostanza della costruzione di un sistema partecipato di prevenzione... Ma... ripetiamo che l'iniziativa è positiva e va in controtendenza rispetto ad una logica di centralizzazione burocratica e ministeriale della materia.... Ad un recente incontro in Regione a nome di tutte le Associazioni imprenditoriali un esponente ha richiesto anche per questa innocua iniziativa di monitoraggio un rinvio di almeno ...6 mesi per non turbare le Aziende....

A questo punto dobbiamo dire che l'iniziativa della Regione va...benissimo e deve partire, come previsto, dall'inizio del'anno.

Alcune riflessioni per concludere

Per concludere questo numero di Lp utilizziamo la introduzione alla Conferenza promossa dal BTS (Bureau de Tecnique Syndical Européen pour la santé et la securité della CES) che si terrà a Bruxelles nei giorni 1 e 2 dicembre 1997.

"L'ambiente di Lavoro nella UE - Il difficile passaggio dal diritto alla pratica"

Dieci anni dopo l'adozione dell' Atto unico, i dibattiti sul recepimento e la applicazione delle direttive sociali europee si intensificano. Il bilancio dei recepimenti delle direttive è molto contrastato. Nel campo dell'ambiente di lavoro, che costituisce due terzi della legislazione sociale comunitaria , i recepimenti delle direttive nelle legislazioni nazionali si è rivelato, in molto casi, più dificile di quanto si potesse prevedere.

Si tratta , nei fatti, di una rinegoziazione delle direttive con una tendenza al recepimento minimalista, contrariamente alle disposizioni dell'Art.118A. Una volta avvenute i recepimenti, in alcuni casi con molti ritardi (vedi Italia, ndr), bisogna anche analizzare gli impatti non solo in riferimento alla legislazione europea ma anche rispetto alla legislazione nazionale preesistente......" Come dire? Molte sono le preoccupazioni che l'unica legislazione di natura sociale a matrice europea, diluita da innumerevoli interventi, alla fine del percorso, non divenga che un simulacro rispetto agli obiettivi che si erano dati i legislatori.

La prevenzione conviene, in particolare ai giovani lavoratori, se vorranno evitare future emarginazioni

Peraltro, se analizziamo invece le trasformazioni delle regole dello Stato Sociale, in particolare le regole della Previdenza, emerge con grande chiarezza che gli interessi dei giovani, dei giovani lavoratori che, verosimilmente, dovranno lavorare molti più anni prima di andare in pensione sono quelli di avere un ambiente di lavoro, una organizzazione del lavoro che non intacchi la salute e la integrità psicofisica e consenta loro di rimanere nel mercato del lavoro anche ad una età più avanzata di quella dei loro genitori e/o dei lavoratori delle generazioni precedenti.

Diversamente, se si ammaleranno o perderanno idoneità lavorativa vivranno processi di emarginazione sociale assai più feroci di quelli sperimentati dalle generazioni precedenti: per questo, su questi temi dovranno essere più esigenti, o meglio, intransigenti dei loro genitori.

Su questo e su altri temi torneremo nel prossimo numero.

la redazione di questo numero di Lp è stata curata da Gino Rubini
Bologna Saturday, November 01, 1997 05:27 PM

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