Comunicati sindacali e di o.n.g. sul conflitto del Kosovo

documenti sino al 31-3-99


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www.disasterrelief.org

http://www.cnn.com/SPECIALS/1998/10/kosovo/related.sites/


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ultimo aggiornamento 04/05/99 17:12:30

servizio documentazione sui comunicati dei sindacati italiani ed europei

Disclaimer

[I giudizi espressi. gli orientamenti presenti nei documenti sono di esclusiva responsabilità dei firmatari.]

Documenti sino al 1-4-99

 

Richiesta della CES al Consiglio Europeo


Un incontro d'emergenza specifico sul Kosovo tenutosi a Bruxelles l'8 aprile, con la partecipazione di un consistente numero di organizzazioni sindacali europee affiliate, ha confermato la posizione della CES, che affermava che l'intervento militare si è reso inevitabile alla luce delle repressioni del regime di Belgrado contro il popolo del Kosovo, degenerate in una strategia di pulizia etnica.

La CES resta convinta comunque che debbano essere effettuati tutti i passi possibili e debbano essere ricercate tutte le opportunità per riaprire i negoziati nella prospettiva di una soluzione politica del conflitto.

A questo proposito la CES ritiene che l'Unione Europea abbia l'obbligo morale e politico di condurre tale processo.

La prima condizione per una soluzione politica deve essere offerta dalle autorità della Repubblica Federale della Jugoslavia. Le forze militari, paramilitari e di polizia debbono essere ritirate dalla provincia del Kosovo e devono essere sostituite da una forza internazionale di pace che includa la Russia. Questa è l'unica via che garantisce un ritorno sicuro dei rifugiati e dei deportati. Nell'ottica di un tale accordo, l'intervento della NATO deve essere immediatamente sospeso.

Non è ancora troppo tardi per trovare una soluzione che salvaguardi le frontiere esistenti nella regione e ponga le condizioni per lo sviluppo democratico, fattore indispensabile per permettere alle popolazioni della Repubblica Federale di Jugoslavia di superare la dittatura e la repressione e vivere insieme. Sottolineiamo il diritto del popolo del Kossovo al rispetto della propria identità ed all'autodeterminazione.

Un'altra vittima del regime di Belgrado è il popolo serbo, manipolato e intossicato dalla macchina politica e propagandistica del regime. La CES esprime solidarietà alle vittime civili in Serbia.

Richiamiamo l'attenzione del Consiglio Europeo sul fatto che a tutt'oggi l'unica prospettiva democratica per la Repubblica Federale Jugoslava è in costruzione nella Repubblica del Montenegro. Dovrebbe essere prioritario sostenere i democratici del Montenegro. La situazione attuale è estremamente pericolosa e minaccia la stabilità del paese, poiché il Montenegro sta accogliendo i rifugiati e gli sfollati senza un adeguato aiuto internazionale. Sollecitiamo l'Unione Europea a intraprendere un consistente impegno per porre rimedio a questa pericolosa situazione.

La CES riconosce i grandi sforzi dell'Unione Europa, degli stati membri e di quelli candidati, nell'organizzare aiuti umanitari a sostegno della Macedonia e dell'Albania, paesi che si trovano in una situazione economica e politica estremamente difficile.

Consideriamo importantissimo sostenere con maggior decisione rispetto al passato la costruzione della società civile e gli impegni straordinari per garantire mezzi di comunicazione indipendenti. E' un fatto inconfutabile che la mancanza d'informazione e l'accesso ad essa sono le principali cause della crisi attuale. L'unica via che porta ad una pace stabile è la costruzione di una società civile democratica, nella quale operino sindacati indipendenti e democratici.

I sindacati europei affiliati stanno organizzando una grande quantità di attività umanitarie a livello nazionale. La CES lancia un appello a tutti i lavoratori a contribuire a queste iniziative. La CES si occuperà dei sindacalisti kosovari e delle loro famiglie ed è pronta ad aiutarli a ricostruire le loro organizzazioni.

La CES continuerà a mantenere aperti tutti i canali del dialogo con le organizzazioni sindacali democratiche della Repubblica Federale di Jugoslavia, della Serbia e del Montenegro, come contributo per il ripristino delle condizioni di pace e tolleranza.

L'Unione Europea deve evolvere in una reale Unione politica, che parli con una voce sola e che costruisca le condizioni per un'Europa pacifica e democratica in cui il totalitarismo, il genocidio e la pulizia etnica siano bandite e siano garantiti i diritti umani e sociali, lo sviluppo economico e la giustizia sociale.

Infine la CES ritiene che l'Unione Europea debba trarre insegnamento dall'attuale crisi sulla necessità di sviluppare istituzioni e politiche, che le consentano di parlare con una voce sola e di agire efficacemente per assicurare pace, stabilità politica e democrazia nel nostro continente.

L'Unione Europea deve inoltre prevedere la realizzazione di una partnership politica, economica e sociale con i paesi della regione.

Emilio Gabaglio
Segretario Generale CES
http://www.etuc.org/kosovo/default.cfm

 

Comitato Direttivo Cgil nazionale
Bari, 7-8 aprile 1999



O.d.g. presentato dalla maggioranza della Segreteria

Approvato con 89 voti a favore



La Grande manifestazione di ieri, rappresenta lo stato d’animo e l’impegno per la pace di milioni di lavoratori, pensionati e pensionate italiani. Il dramma e le persecuzioni del popolo Kossovaro, l’esodo biblico al quale è costretto feriscono le coscienze di ogni democratico e richiedono innanzitutto che ogni iniziativa umanitaria si dispieghi con il massimo di efficacia e tempestività.

In questo senso il Comitato Direttivo della CGIL impegna tutta l’organizzazione in uno sforzo eccezionale di mobilitazione e solidarietà; chiama le lavoratrici e i lavoratori a sottoscrivere un’ora di lavoro; chiede al Governo italiano di intensificare ulteriormente la propria autonoma iniziativa umanitaria, ferma restando la necessità che l’Europa Comunitaria assuma collegialmente la responsabilità anche economica degli aiuti.

Le parole d’ordine della manifestazione di Bari rappresentano bene non solo il sentimento diffuso fra le persone che rappresentiamo ma l’essenza della posizione del sindacato e il discrimine della propria iniziativa.

Questo, soprattutto oggi, in presenza della decisione annunciata l’altro ieri dal governo della Federazione Iugoslava.

Essa, infatti, pur inadeguata perché priva delle necessarie conseguenze dal punto di vista del pieno ripristino dei diritti delle persone – che non può non passare all’avvio del ritiro delle truppe speciali e del rientro volontario dei profughi, garantito da forze di garanzia composte da vari paesi – non può comunque lasciato cadere.

Ogni spiraglio va verificato ed ogni azione diplomatica deve dispiegarsi affinché quello spiraglio si allarghi e si addivenga alla pace, a fronte di una guerra che si dimostra inefficace per garantire i diritti delle persone coinvolte.

La NATO, ritrovando collegialità e democrazia nella costruzione delle decisioni, non deve sottovalutare o liquidare quello spiraglio ma dispiegare immediatamente una nuova iniziativa politica alla quale far corrispondere la cessazione dei bombardamenti, Questo è quanto il Governo italiano deve chiedere agli alleati.

La CGIL è impegnata, infine, a proseguire la riflessione iniziata nel Comitato Direttivo dalla relazione di Guglielmo Epifani sulle ragioni storico-politiche del dramma attuale del Kossovo e più in generale sulla crisi che da anni travaglia i Balcani, a partire dalle decisioni assunte con scarsa meditazione nel 1991 da parte di alcuni stati circa il destino dei popoli e degli stati di quell’area, nonché sulla necessità che si addivenga ad una conferenza internazionale sui Balcani che ridetermini condizioni di stabilità, di convivenza inter etnica e di partenariato con l’Unione Europea.

Allo stesso modo la CGIL intende impegnarsi affinché:

l’Unione Europea assuma finalmente una dimensione politica in grado di determinare un proprio protagonismo anche in vicende così drammatiche e complesse come quelle di questo periodo;

le Nazioni Unite si riformino profondamente – partendo dal superamento del diritto di veto – al fine di creare le condizioni per una istituzione mondiale in grado di governare tutti i conflitti fra i popoli e stati;

la Comunità Mondiale si doti di regole certe, individui le modalità e le forme che consentano l’uso di tutti gli strumenti di deterrenza e di intervento nei casi di violazione di diritti umani fondamentali.

Il Comitato Direttivo della CGIL impegna la Segreteria a seguire costantemente gli sviluppi della situazione concordando con CISL e UIL valutazioni e iniziative che si rendano necessarie. Analogo impegno deve essere profuso dall’insieme delle strutture della Confederazione.

Allo Stesso modo CGIL CISL UIL debbono intensificare l’iniziativa di coinvolgimento degli organismi sindacali internazionali, affinché, anche a quel livello, si sviluppi un massimo di pressione politica per la pace.

 

ASSISTENZA PROFUGHI
EMERGENZA KOSSOVO



Comunicato stampa
CGIL CISL UIL
PROGETTO SVILUPPO ISCOS PROGETTO SUD


CGIL CISL UIL, attraverso i tre istituti Sindacali, Progetto Sviluppo, Iscos, Progetto Sud, hanno attivato una raccolta di aiuti umanitari con il coinvolgimento e la partecipazione delle sedi sindacali, dei lavoratori e lavoratrici, su tutto il territorio nazionale, per manifestare la solidarietà e l’impegno del sindacato italiano nell’assistenza alla popolazione kossovara, rifugiata in Albania e Macedonia.

Per il momento, il materiale raccolto sarà destinato a quattro campi di raccolta profughi kosovari in Albania:

1) Campo di raccolta di Diviac (Prefettura di Lushnje)
2) Campo di raccolta di Elbasan (Prefettura di Elbasan)
3) Campo di raccolta di Scutari (Prefettura di Scutari)
4) Campo di raccolta di Lezha (Prefettura di Lezha) in collegamento con Intersos

Appena ci saranno le condizioni, cercheremo di raggiungere la Macedonia ed il Montenegro, per organizzare assistenza in questi altri paesi della regione.

Abbiamo elaborato una lista dettagliata con i bisogni essenziali per ogni Campo Profughi, sulla base delle indicazioni ricevute

Per il giorno 9 aprile, è prevista, con partenza da Bari, la prima spedizione con un nostro convoglio di materiali di prima necessità destinati al campo di Diviac, utilizzando il ponte marittimo dell’Operazione Arcobaleno.

Le operazioni di consegna e di distribuzione saranno gestite direttamente dalle autorità locali albanesi, in collaborazione con il nostro personale già presente in Albania.

Stiamo già organizzando altre spedizioni, contando con una grande disponibilità organizzativa delle sedi sindacali e con la solidarietà di lavoratori e lavoratrici, aziende ed enti locali.

Nei prossimi giorni contiamo di poter trasmettere informazioni precise relative ai bisogni specifici di ognuno dei campi di raccolta individuati, per realizzare interventi di assistenza integrati e multisettoriali, anche per un possibile impiego di volontari, oltreché alla fornitura di generi di prima necessità.

Per informazioni preghiamo di rivolgersi alle sedi sindacali locali di CGIL CISL UIL o al Coordinamento Nazionale istituito presso Progetto Sviluppo (tel. 06-8411741).


Roma, 7 aprile 1999


Giacomo Barbieri Luigi Cal Carmelo Cedrone
CGIL CISL UIL


Andrea Amaro Gianni Italia Bruno Bruni
Progetto Sviluppo Iscos Progetto Sud

COMUNICATO


In occasione della visita di Peter Saideneck, consigliere speciale del segretario generale della Confederazione Europea dei Sindacati Emilio Gabaglio, all’Unione dei sindacati indipendenti del Montenegro è stata concordata una comunicazione comune:

CHE FINISCA LA GUERRA

L’Unione dei sindacati indipendenti del Montenegro e la Confederazione Europea dei Sindacati hanno constatato che l’attuale sviluppo della democrazia in Montenegro aveva raggiunto dei notevoli risultati, i quali ora, per la situazione di guerra, sono messi in grave pericolo.

Siamo profondamente convinti che l’unica via d’uscita dall’attuale crisi sial lo sviluppo democratico e il rispetto dei diritti umani.

I problemi del Kosovo irrisolti negli ultimi anni sono sfociati nell’attuale tragica situazione e nella catastrofe umanitaria che mette a rischio tutta la regione - Montenegro, Macedonia e Albania. Ciò dimostra che la pace è la condizione indispensabile per la vita e il lavoro, per lo sviluppo della democrazia, nonché che la democrazia è la condizione per una pace stabile in questi territori.

Con questo comunicato perciò chiediamo che venga fermata immediatamente la guerra e che si raccolgano tutte le forze politiche per contribuire alla ricostituire una pace stabile.

Tutta la regione è in pericolo, perciò la cosa più importante è creare le condizioni per le trattative che permetteranno il rientro dei profughi nelle loro case. Nel frattempo l’Europa si deve impegnare di più per alleggerire il carico che sostengono il Montenegro, l’Albania e la Macedonia.

Si fa appello alla Comunità Europea ad organizzare immediatamente gli aiuti umanitari anche nel Montenegro e di aprire il corridoio per permettere l’arrivo degli aiuti. E’ necessario l’aiuto anche per il ricevimento organizzato dei profughi che sono arrivati in Montenego.

Si chiede alla Comunità Europea di sostenere con le sue attività la sopravvivenza delle forze democratiche in Serbia,
Montenegro e nel Kosovo e di aiutare alla creazione di condizioni per il rientro dei profughi nelle loro case.

La CES mobiliterà i propri membri per la raccolta di aiuti e per la creazione di un fondo di solidarietà per i profughi e le famiglie che li ha accolti in Montenegro. Per l’8 aprile la CES convocherà i propri membri per attivare un’azione sindacale di solidarietà e per fermare la tragedia del Kosovo e per evitare la catastrofe umanitaria in Montenegro.

La CES continuerà a sostenere tutte le forze democratiche della regione.

La CES si impegnerà per una diretta e reale collaborazione con l’Unione dei sindacati indipendenti del Montenegro, perché il movimento sindacale del Montenegro ha avuto e continuerà ad avere un ruolo importante nella democratizzazione del paese. La CES richiederà all’Unione Europea di dare il suo sostegno alla società civile del Montenegro e di permettere al
Montenegro l’accesso ai Programmi della Comunità Europea. Si deve aprire la porta dell’Unione Europea al Montenegro perché il Montenegro democratico è già d’orientamento europeo.


Podgorica 01 Aprile 1999

Danilo Popovic
Peter Saideneck


KOSOVO: COFFERATI, PRESTO RIUNIONE SINDACATI EUROPEI

(ANSA) - ROMA, 1 APR - I sindacati italiani hanno chiesto un
intervento immediato della Confederazione europea dei sindacati
per favorire una rapida soluzione alla crisi del Kosovo.

Lo ha annunciato il leader della Cgil, Sergio Cofferati, a margine di
un convegno al Cnel. ''Abbiamo chiesto un intervento alla
Confederazione europea dei sindacati - ha detto - che, con molta
probabilita', nelle prossime ore convochera' una riunione
straordinaria, per poi sollecitare i suoi interlocutori
istituzionali e politici''. Secondo Cofferati, attualmente, l'
obiettivo e' quello di ''intensificare tutte le iniziative
diplomatiche perche' si creino piu' rapidamente possibile le
condizioni perche' cessi il massacro etnico e i bombardamenti''.
Cofferati afferma che l' intervento dei sindacati deve essere
rapido perche' ''il tempo che passa gioca oggettivamente contro
la pace, invece la pace va costruita e il modo per costruirla e'
una fortissima iniziativa diplomatica che deve essere dispiegata
a tutto campo e da parte di tutti''.
No comment del leader della Cgil, infine, sulla possibilita'
di una crisi di Governo: ''Fate una domanda al soggetto
sbagliato'', risponde ai giornalisti che lo sollecitano su
possibili riflessi della crisi in Kosovo nella stabilita' della
maggioranza di Governo. (ANSA).


APPELLO DI SINDACALISTI

FERMARE LA GUERRA, ADESSO!
LA GUERRA DELLA NATO CONTRO LA SERBIA CONTINUA ANZI SI ALLARGA MA LE VIOLENZE CONTRO LA POPOLAZIONE KOSOVARA NON SEMBRANO DIMINUITE AFFATTO , SEMMAI PROSEGUONO AL RIPARO DA SGUARDI INDISCRETI
.


Sono passati sei giorni da quando la NATO ha iniziato le operazioni di guerra contro la Federazione Yugoslava ed è ormai chiarissimo che il risultato di questo intervento non è stato quello di fermare stragi e deportazioni delle popolazioni civili Kosovare (che anzi, nell'oscuramento dell'informazione che si accompagna alla guerra, sono proseguite con ancora maggiore violenza).
Riteniamo, assieme ad altri e ben più autorevoli osservatori (fra gli altri Eugenio Scalfari su Repubblica di domenica), che non fosse questo il motivo vero che ha determinato la scelta dell'intervento militare NATO, ma anche chi credeva che lo scopo di questa guerra fosse l'aiuto umanitario alla popolazione kosovara per proteggerla dalla pulizia etnica serba deve constatare il fallimento totale di questo obiettivo. L'unico risultato incontestabile dell'attacco aereo alla Serbia è stato l'aumento del numero delle vittime.
Oltre ai Kosovari , ai Serbi e alla prospettiva di una convivenza pacifica fra diversi in questa parte di Europa, anche da un punto di vista politico possiamo individuare delle vittime colpite da questa tragica guerra:
l'autorità dell'ONU come fonte e luogo di espressione del diritto internazionale, l'affermarsi della Unione Europea come soggetto politico autonomo dagli USA, quel che rimaneva della cultura politica comune della sinistra europea sul rifiuto della guerra, la tradizione pacifista senza opportunismi del sindacato italiano.
Da questo punto di vista forse è vero che le modernissime armi usate in questa guerra colpiscono con intelligenza gli obiettivi per cui sono programmate.
La confusione sotto il cielo è davvero grande e nella complicata situazione originatasi dalla dissoluzione della ex Yugoslavia è difficile per tutti orientarsi fra i torti e le ragioni dei diversi protagonisti. Uno spazio di discussione e di riflessione collettiva nel sindacato e fra i lavoratori sui perchè e sulle conseguenze possibili di quanto sta accadendo in questi giorni è necessario e si dovrà fare con lucidità e serenità nei prossimi giorni, ma adesso, oggi, subito, prima di tutto occorre fermare questa guerra prima che sia troppo tardi, prima che sia inutile qualunque discussione.
Sentiamo il bisogno oltre che il dovere morale di promuovere il massimo di iniziativa possibile affinchè si fermi la pulizia etnica e la strage di civili in Kosovo cessino i bombardamenti NATO sulla Serbia, e si riaprano le vie del negoziato politico, un negoziato che, abbandonando la strada senza sbocco degli ultimatum imposti dalla NATO, deve essere rimesso sotto l'egida delle Nazioni Unite.

Per questo, condividendo pienamente il testo di convocazione, aderiamo alla manifestazione di sabato 3 aprile a Roma, promossa da Arci, Acli, Assopace, Coordinamento enti locali per la pace, Legambiente, Unione degli studenti, Pax Christi e altre associazioni.
per questo invitiamo i lavoratori e i cittadini bolognesi a partecipare in massa giovedì 1 aprile alla manifestazione per la pace promossa da CGIL CISL UIL di Bologna e a venire numerosi anche sabato 3 aprile a Roma


Stefano Maruca, Cesare Melloni (Segr. CdLM Bologna);Edgarda Degli Esposti (Resp. Centro Diritti CGIL BO); Gianguido Naldi (Segr.Gen. FIOM BO); Sabina Petrucci (Segr.FIOM BO); Danilo Gruppi (Segr.Gen.SLC BO);Andrea Caselli (Segr. SLC BO); Alessandro Battilana (Segr.Gen. SNUR BO); Carlo Lari (SNUR BO);Adele Ventura,Alda Germani, Rosalia Amato (Segr. FP BO);Rosanna DI Mauro,Gladys Ghini, (C.D.FP BO); Claudio Conconi (Segr. FISAC BO); Katia Bencivenni (Dir. INCA BO); Alberto Caracciolo, Porpora Marcasciano (CdLM BO); Antonio Morcavallo (C.D. FILT BO)




COMUNICATO STAMPA DEI TRE ESECUTIVI CGIL CISL UIL NAZIONALI





I tre Esecutivi nazionali CGIL CISL UIL, riuniti per discutere e fare il punto circa l’aggravarsi della situazione nei Balcani, con l’intensificarsi delle azioni militari della NATO e la messa in atto di un vero e proprio genocidio nei confronti delle popolazioni albanesi del Kosovo, condividono le valutazioni e le proposte illustrate dalla relazione di Sergio D’Antoni.
I tre Esecutivi, di fronte all’aggravarsi della spirale guerra-repressione etnica, confermano che solo la strada del negoziato e la via della pace può interrompere il precipitare ulteriore della situazione, e s’impegnano a sostenere tutti gli sforzi politici e diplomatici volti a questo obiettivo, nella piena consapevolezza del ruolo e responsabilità del movimento sindacale italiano.
I tre esecutivi, in coerenza con le valutazioni e i giudizi del documento unitario delle tre segreterie decidono:
1. Di promuovere per il giorno 7 aprile p.v. a Bari una manifestazione nazionale che rappresenti i sentimenti e gli impegni di pace del mondo del lavoro italiano;
2. Di sostenere una sottoscrizione nazionale in favore delle popolazioni colpite dagli esodi forzati e dei profughi, sollecitando insieme una comune assunzione di responsabilità da parte del Governo Italiano, dell’Unione Europea e delle organizzazioni umanitarie internazionali;
3. Di tenere la Festa nazionale del 1 Maggio nella città di Ancona, simbolo di una idea del Mare Adriatico come ponte di pace e di dialogo tra popoli e culture diverse.


Roma, 31 marzo 1999


COMUNICATO STAMPA GAVCI - BOLOGNA 31.3.1999 (ONG)

GUERRA IN KOSOVO
ILLEGALE, IMMORALE, INSIPIENTE !

Giustamente il Papa ribadisce che "la guerra e` il metodo piu` barbaro e inefficace per risolvere i conflitti". L'ha detto in passato per la guerra in
Iraq; lo riafferma oggi per la guerra in Kosovo e dappertutto. Cio` vale per laNATO e per Milosevic.

Una conferma? In Bosnia l'intervento NATO si riteneva avesse portato la pace; in realta` e` stata solo una tregua di riarmo generale e ora la guerra e` sul punto di riesplodere.
In Kosovo, la nonviolenza praticata da Ibrahim Rugova in modo un po' troppo
passivo e` stata ritenuta, dopo una decina d'anni, inefficace e si e`
incoraggiata la lotta armata dell'UCK. Con quale risultato? Quand'anche tale
lotta armata dovesse avere successo, gli albanesi kosovari saranno pressoche' spariti.

L'INTERVENTO NATO E' TOTALMENTE
ILLEGALE, IMMORALE, INSIPIENTE !

ILLEGALE, perche' volutamente estraneo all'ONU e, per l'Italia, contrario
all'art. 11 della Costituzione.

IMMORALE, perche', oltre a procurare danni enormi ai civili, usa anche materiale radioattivo, il cosiddetto <uranio impoverito>, che oramai da 14 anni fa parte dell'armamento normale dell'esercito americano, gia` sperimentato altrove, specie in Iraq. Cosi` e` superato ogni limite pur minimo di moralita`-razionalita` e il mondo e` entrato nell'orizzonte di una follia collettiva criminale.

INSIPIENTE, perche' bastava poco alla comunita` internazionale, soprattutto
all'ONU, incoraggiare Rugova a una lotta nonviolenta piu` attiva, sostenuta da unintervento adeguato di vera polizia internazionale, con caschi blu e caschi bianchi. Se l'ONU non funziona e` perche' i vari governanti non vogliono che funzioni. Tutti sanno che per garantire la pace mondiale occorre riformare l'ONU nel senso di democratizzarla e rafforzarla. Manca nei politici, ma anche nell'opinione pubblica una vera cultura di pace. Si continua a porre fiducia nei metodi fallimentari di Hitler, anziche' nei metodi umani ed efficaci di Gandhi.

Prepariamoci al 2.000 con una svolta culturale, come suggerito dai 20 PREMI NOBEL PER LA PACE:

2.000 = ANNO DELLA PACE !

2.000-2.010 = DECENNIO DI EDUCAZIONE DEI POPOLI ALLA
NONVIOLENZA.

p. Angelo Cavagna
presidente del GAVCI



---
Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia
Sede Centrale: "Villa Tamba" - Via della Selva Pescarola, 26
40131 Bologna - Telefono e Fax 051/6344671
E-mail: gavci@iperbole.bologna.it
Nuovo sito: http://www.peacelink.it/users/gavci
San Massimiliano Obiettore:
http://www.peacelink.it/users/gavci/odc.htm



DICHIARAZIONE DELL’UFFICIO CONFEDERALE DELLA CGT

(Francia)

Ogni ora che passa vede l’aggravarsi drammatico delle sofferenze dei popoli del Kossovo, della Serbia, del Montenegro.

I bombardamenti della NATO distruggono e colpiscono ivi compreso le popolazioni civili fra le quali si contano già troppi morti e feriti.

Le condizioni dell’intervento militare accentuano la politica della terra bruciata di Milosevic nel Kosovo.

Centinaia di migliaia di persone sono gettate sulla via dell’esodo.

La CGT condanna la pratica delle epurazioni etniche e le esecuzioni dei dirigenti sindacali nel Kosovo, in particolare del nostro compagno Agim Hajrizi, presidente dell’Assemblea Sindacale del Kosovo.

Come la CGT aveva dichiarato, lontano dall’indebolire in qualche modo il regime di Milosevic, la scalata militare aggrava la situazione dell’insieme dei popoli della regione.

Essa compromette tutti i processi di sviluppo democratico. Una fuga in avanti per un intervento terrestre, renderà la situazione ancor più pericolosa e drammatica.

Bisogna fermare la guerra in Jugoslavia che rischia di estendersi nei Balcani. Bisogna riprendere il cammino dei negoziati per una soluzione politica e la pace.

La CGT, solidale con i movimenti sindacali, i lavoratori e le popolazioni di questi paesi esige:
-che cessino l’intervento della NATO, i bombardamenti, l’uso delle armi;
-l’arresto dei massacri e delle epurazioni etniche;
-l’apertura immediata dei negoziati per la fine dei combattimenti, per il rispetto dei diritti del popolo
del Kosovo e della regione per determinare le condizioni di una loro futura vita comune, per
costruire una pace durevole nella quale i diritti dell’uomo, i diritti sindacali siano pienamente
riconosciuti.

In questa situazione estremamente grave, l’Ufficio Confederale della CGT fa appello alle sue organizzazioni, ai suoi militanti, ai salariati:
-a prendere parte alle manifestazioni locali organizzate per il 1° aprile 1999
-a moltiplicare le iniziative sui luoghi di lavoro per fare progredire l’esigenza di pace e
organizzare la solidarietà in cooperazione con le associazioni umanitarie.

Montreuil 30 marzo 1999


COMUNICATO STAMPA

SEGRETERIE CGIL CISL UIL NAZIONALI



Le Segreterie di CGIL - CISL - UIL, a fronte dell'aggravamento della situazione nei Balcani, hanno deciso di convocare unitariamente i loro Esecutivi per il 31 prossimo alle ore 15.00 a Roma.
Gli Esecutivi dovranno definire le iniziative atte a sostenere la posizione sindacale assunta nei giorni scorsi per il sostegno alle azioni diplomatiche ed al negoziato, in alternativa alla guerra ed al massacro dei Kossovari.
Agli Esecutivi le Segreterie proporranno iniziative umanitarie per i profughi e la realizzazione di una manifestazione nazionale per mercoledi 7 aprile a Bari.
Si è inoltre deciso di chiedere un incontro urgente alla Presidenza del Consiglio Italiano e all'Ambasciatore della Federazione Jugoslava in Italia per esporre loro le valutazioni del Sindacato unitario italiano.


Roma, 29 marzo 1999


UNIONE DEI SINDACATI INDIPENDENTI DEL MONTENEGRO

Podgorica, 26 marzo 1999

La Presidenza del Consiglio dell’Unione dei sindacati indipendenti del Montenegro, nella seduta tenutasi il 26 marzo 1999 ha approvato il seguente

Comunicato
destinato ai movimenti sindacali internazionali

Durante gli ultimi dieci anni della nostra esistenza e del nostro lavoro, la politica sbagliata del regime ha portato alla dissoluzione, con la guerra, dell’ex Jugoslavia, al collasso economico del paese, alla povertà degli abitanti e al degrado morale della società. Quel minimo di speranza risvegliato con l’apertura al mondo e con lo sviluppo dei processi democratici in Montenegro è nuovamente svanito. La stessa logica della forza, condotta a suo tempo dall’Armata popolare Jugoslava nella cosiddetta “guerra per la pace”, si sta attuando ora conto il nostro popolo - ora la Nato fa la sua “guerra per la pace” sui territori della Repubblica Federativa di Jugoslavia.

Come abbiamo fatto prima, sollevando la nostra voce contro la guerra come metodo di risoluzione dei problemi politici, così lo ribadiamo anche ora: la guerra non ha portato niente di buono a nessuno, le bombe non possono risolvere i problemi politici. La dimostrazione della forza con la conseguente sofferenza del popolo crea soltanto degli effetti controproducenti. Siamo testimoni del fatto che la politica, colpevole di tutte le sofferenze provocate, sta nuovamente rafforzandosi.

La comunità internazionale, invece di sostenere quelle forze riformatrici e portatrici di democrazia in questi territori, fa nuovamente degli errori fatti anche durante il periodo delle sanzioni - conduce delle azioni che fanno soffrire il popolo innocente mentre i colpevoli rimangono non soltanto impuniti ma addirittura premiati. La guerra sta già provocando mancanze di viveri, l’aumento spropositato dei prezzi, la svalutazione del dinaro, il blocco della produzione, i lavoratori temono per le loro vite e per quelle dei loro figli, non soltanto a causa delle bombe, ma forse ancora di più per la fame e per gli scontri sempre più imminenti nelle città. Si offre di nuovo l’opportunità ai prediletti del regime a realizzare dei profitti spropositati usufruendo della guerra e passando sopra le spalle dei lavoratori innocenti. In questo modo si rafforza anche la base materiale dello stesso regime che la comunità internazionale con i bombardamenti vorrebbe, a quanto si dice, cambiare. I lavoratori diventano di nuovo affamati e dipendenti dalle briciole che verranno distribuite da quelli che li hanno portati alla povertà. Nelle condizioni dello stato di guerra esiste il pericolo di soffocare anche quel poco di speranza accesa alla ultime elezioni democratiche in Montenegro. Il regime attuale in Jugoslavia usa gli attacchi della Nato per rafforzare nuovamente le proprie posizioni, per portare tutto il popolo sotto la stessa bandiera e così fermare ogni sviluppo di processi democratici in questi territori. Sta aumentando di nuovo in Montenegro la paure reale di una guerra civile.

Noi abbiamo già pubblicamente espresso le nostre posizioni quanto riguarda la condizione politica nel pese e la crisi nel Kosovo. Abbiamo richiesto ai dirigenti della repubblica Federativa di Jugoslavia di risolvere i problemi in Kosovo in modo pacifico e con il dialogo politico. Abbiamo chiesto pubblicamente al presidente della RFJ Milosevic di firmare l’accordo di pace, e ai dirigenti del Montenegro e a tutte le forze politiche montenegrine di fare tutto il possibile per sostenere la pace e l’ordine nella nostra repubblica.
Le azioni della Nato, chiaramente, rendono la realizzazione delle nostre richieste difficile.

Crediamo che terrete conto di queste nostre posizioni e vi invitiamo a contribuire con le vostre attività antebelliche a fermare le sofferenze del popolo innocente, dei bambini, delle donne e dei civili. La forza e l’efficienza dei missili e delle armi della Nato e dell’Armata Jugoslava non devono essere misurate su della gente comune montenegrina, serba, albanese o di qualsiasi popolo della terra.

Podgorica, 26 marzo 1999

Il Presidente dell’Unione

Danilo Popovic



COMUNICATO CGIL Emilia Romagna SULLA SITUAZIONE NEI BALCANI



Promuovere nei territori iniziative per fermare i bombardamenti e riaprire il negoziato

L’intransigenza e l’irresponsabilità di Milosevic hanno fatto naufragare la possibilità di un accordo giusto che avrebbe garantito la pace e il ripristino di condizioni di convivenza civile e soprattutto ridato speranze al popolo albanese colpito da annose persecuzioni.

Il protrarsi dell’attacco militare della NATO alla Serbia sta producendo vittime tra la popolazione civile, ulteriori ondate di profughi dalle zone di guerra, un pauroso rigurgito di nazionalismo in Serbia e imprevedibili rischi di allargamento della guerra. Mentre una ondata di fatalismo sembra aver colto coloro, a partire dai capi di stato europei riuniti a
Berlino, che possono fare qualcosa per riaprire il negoziato.

Il ricorso alle armi si rivela ancora una volta una modalità non risolutiva dei conflitti e delle tensioni etniche.

La CGIL E/R rivolge un appello al Segretario Generale delle Nazioni Unite, ai Governi Europei e in particolare al Governo italiano, che nelle scorse settimane ha dato un contributo decisivo alla continuazione dei negoziati di Ramboullet quando questi sembravano totalmente falliti, ad esercitare la pressione necessaria per fermare immediatamente i bombardamenti e riaprire in sede ONU la discussione sulla situazione nei Balcani. In ogni caso deve cessare ogni forma di pulizia etnica nei confronti degli albanesi del Kosovo.

La comunità internazionale deve inoltre riorganizzare gli aiuti umanitari alle popolazioni colpite anche per evitare che i profughi siano in totale balia delle organizzazioni malavitose per entrare clandestinamente in altri paesi.

La CGIL E/R invita le proprie strutture ad indire adeguate iniziative nei territori coinvolgendo tutti i soggetti istituzionali, politici e sociali per sostenere la presente posizione.

SEGRETERIA CGIL REGIONALE EMILIA ROMAGNA

Bologna, 25 marzo 1999



KOSOVO : Comunicato CGIL CISL UIL nazionali

Il ricorso alle armi non è mai una modalità risolutrice dei conflitti e delle tensioni etniche, in questo caso ha rappresentato una contingente necessità, soprattutto a difesa e protezione dei profughi e degli sfollati del Kosovo, per i quali nella Comunità internazionale cresce, in queste ore, la preoccupazione di ulteriori rappresaglie.


L’intransigenza e l’irresponsabilità di Milosevic hanno fatto naufragare la possibilità di un accordo giusto che avrebbe garantito la pace ed il ripristino di condizioni di convivenza civile e, soprattutto, avrebbe ridato speranza al popolo albanese colpito da anni da dolorosissime persecuzioni.
Milosevic si è assunto ora una responsabilità enorme di fronte al mondo intero ed anche verso le popolazioni della Federazione jugoslava.


Il movimento sindacale chiede che cessi l’uso delle armi e che la diplomazia riprenda immediatamente a tessere la trama del negoziato. Ora i governi di tutta l’Europa devono rilanciare un’iniziativa di pace; contemporaneamente è necessario un intervento del Segretario Generale dell’ONU e che il Governo italiano continui ad adoperarsi per promuovere e garantire ogni possibile iniziativa umanitaria.
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Roma, 24 marzo 1999 ore 21,30

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